Sabato 30 gennaio 2016. ore 20.30
inizio diretta ore 20.00
h 8.00 p.m. (7.00 p.m. in gmt)
Allestimento Opera de Tenerife
Auditorio Adàn Martin
coprodotto con
Fondazione Teatro Comunale di Modena
Fondazione Teatri di Piacenza
Teatro del Giglio di Lucca
Regia Rosetta Cucchi
Scene Andrea De Micheli
Costumi Claudia Pernigotti
Luci Luciano Novelli
assistente alla regia Luisa Baldinetti
Direttore Christoph Poppen -
Pablo Assante 6 febbraio
Orchestra Teatro Carlo Felice
Coro Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro Patrizia Priarone
Maestro al fortepiano Sirio Restani
Mimi
Francesco Gerbi - Giulia Mostacchi - Mimi DEOS: Luca Alberti - Filippo Bandiera - Francesco Collavino - Dario Greco -
Nicola Marrapodi - Davide Riminucci
Donna Anna Serena Gamberoni
Don Ottavio Patrick Vogel
Il Commendatore Graeme Broadbent
Donna Elvira Maija Kovalevska
Leporello Alex Esposito
Masetto Francesco Verna
Zerlina Sophie Gordeladze
Don Giovanni, l’opera di Mozart e Da Ponte che il pubblico di Praga applaudì con entusiasmo il 29 ottobre 1787 al Teatro Nazionale, non fu solo il bis del successo che gli autori avevano ottenuto l’anno precedente con le recite praghesi de Le nozze di Figaro: sarebbe diventata l’opera più analizzata nella storia del teatro musicale. Con il Don Giovanni di Mozart e Da Ponte si sono misurati, e ancora si misurano, tutti: non solo musicisti e musicologi, ma anche psicologi, filosofi, sociologi, critici letterari, narratori, poeti, cineasti. L’ambiguità con cui Mozart e Da Ponte trattano il soggetto – dichiarata fin dal sottotitolo: “dramma giocoso” – rende infatti infinite le possibili chiavi di lettura. Il Don Giovanni mozartiano-dapontiano non è solo un seduttore compulsivo, è anche un egoista, un cinico, un nobile senza scrupoli e senza sentimenti che disprezza tutti tranne se stesso. Eppure è rappresentato come un eroe (anche se «un eroe della dannazione», come scrive Alberto Savinio). E la morale conclusiva, «questo è il fin di chi fa mal», cantata dagli altri personaggi dopo che Don Giovanni è precipitato all’inferno, non è certo la risposta che esaurisce tutte le domande: Don Giovanni non c’è più e non tornerà più, ma Donna Anna, che da Don Giovanni ha subìto un tentativo di conquista con la forza e l’inganno, farà aspettare ancora un anno il promesso sposo Don Ottavio prima di diventare sua moglie. E Donna Elvira, sedotta e abbandonata da Don Giovanni, si ritirerà in convento a rimpiangerlo per sempre. Don Giovanni brucia all’inferno, ma il suo passaggio sulla terra ha lasciato il segno: nulla, dopo di lui, è più come prima. La varietà inesauribile della musica mozartiana, drammatica, comica, commossa, popolaresca, malinconica, esuberante, spaventevole, secondo le situazioni che si succedono sul palcoscenico, esalta le contraddizioni che accompagnano da sempre l’antica leggenda del libertino impenitente e la rendono ancora viva e attuale.
Il Carlo Felice presenta il capolavoro mozartiano in un allestimento che è frutto di una collaborazione nazionale ed internazionale: Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Teatro del Giglio di Lucca, Opera de Tenerife. La regista Rosetta Cucchi spiega così la sua messa in scena: «Ho pensato all’America reaganiana degli anni ’80, ottimista e proiettata verso il futuro, ma dove il moralismo borghese si contrapponeva alla crescente voglia di libertà di una parte della società. Dove le grandi star del rock facevano impazzire i giovani e venivano seguite nelle mode e nei costumi morali e sessuali. Ma anche all’America dove l’ombra dell’AIDS iniziava a prendere forma e c’era chi la giudicava come una giusta punizione divina della corruzione dei costumi. In questo contesto, ho immaginato un Don Giovanni star di uno dei locali alla moda newyorkesi, come poteva essere il mitico Studio 54, amato da tutte le donne e da esse odiato quando stanco e annoiato le rifiuta. Un uomo mito che vive sopra le righe, forse conscio di dover bruciare tutto e subito rifiutando un futuro di decadenza fisica e sperando in una fine spettacolare.»
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