Sabato 14 Giugno 2014 ore 20.30
inizio diretta ore 20.00
Saturday, June 14, 2014 - h 6:00 PM (in GMT)
IL BARBIERE DI SIVIGLIA
opera di Gioachino Rossini su libretto di Cesare Sterbini
tratto dalla commedia "Le Barbier de Séville ou la Précaution inutile" di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Direttore
Francesco Cilluffo
Allestimento
Teatro San Carlo di Napoli
Regia
Filippo Crivelli
Scene
Emanuele Luzzati
Costumi
Santuzza Calì
Movimenti Mimici
Giovanni Di Cicco
Assistente ai costumi
Paola Tosti
Assistente alla regia
Carlo Cinque
Orchestra
Teatro Carlo Felice
Maestro al fortepiano
Sirio Restani
Coro Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro
Pablo Assante
cast
Il Conte di Almaviva
Kenneth Tarver
Don Bartolo
Alfonso Antoniozzi
Rosina
Elena Belfiore
Figaro
Domenico Balzani
Basilio
Gabriele Sagona
Fiorello/Un Ufficiale
Davide Mura
Berta
Francesca Geretto - Margherita Rotondi
Hegel scriveva nel 1824: “Ho sentito il Barbiere di Rossini per la seconda volta. Bisogna dire che il mio gusto deve essersi molto depravato, perché trovo questo Figaro molto più attraente di quello di Mozart.” Non ci potrebbe essere miglior testimonianza sulla capacità del capolavoro rossiniano di arrivare a tutti: anche ad uno dei filosofi più seri di tutti i tempi. L’irresistibilità dell’intreccio, tratto dalla fortunata commedia di Beaumarchais del 1775, e il fiume inesauribile di invenzioni musicali che attraversa per intero la partitura hanno sempre messo d’accordo tutti, anche gli ascoltatori meno “rossiniani”. Eppure, a ben guardare, non si tratta di un’opera così semplice. A proposito della celeberrima cavatina di Figaro, “Largo al factotum”, per esempio, il critico Fedele D’Amico, dopo aver notato ben sei temi diversi e l’assenza di schemi fissi nelle loro entrate, arrivò a sostenere che si tratta di un “pezzo senza precedenti nella storia dell’opera, sia per la violenza ritmica e timbrica (l’orchestra vi sostiene una parte di grande rilievo), sia per la complessità della costruzione.” Il fatto (che forse oggi noi facciamo fatica a riconoscere per via della grande popolarità della partitura, ormai un classico del teatro d’opera) è che il comico di Rossini era un comico del tutto nuovo. Si basava su intuizioni precedenti dell’opera buffa (su tutte, naturalmente, quelle del Mozart delle Nozze), è vero, ma portate così alle estreme conseguenze, da suonare come inaudite e dirompenti. Il vecchio personaggio settecentesco dell’intrallazzone libertino, Figaro appunto, con Rossini (e il suo librettista, Cesare Sterbini) diventa un uragano che travolge tutto ciò che c’è in scena. Nessun Dottore tardone e gabbato dell’opera buffa anteriore a Rossini era mai stato così tardone e gabbato come il Don Bartolo del Barbiere. Nessuna aria non drammatica aveva mai raggiunto un’apoteosi drammatica (anche se per finta) quale il “colpo di cannone” dell’aria della “Calunnia” di Don Basilio, lezione magistrale di “crescendo rossiniano”. E nessun finale mozartiano, nessuno dei meravigliosi finali d’atto mozartiani, si era spinto talmente oltre la ragionevolezza da arrivare alla vera e propria follia musicale e linguistica del “Mi par d’essere con la testa in un’orrida fucina” che chiude il primo dei due atti. Al Carlo Felice il Barbiere va in scena con la raffinata regia di Filippo Crivelli, le fantasiose scene di Lele Luzzati e i coloratissimi costumi di Santuzza Calì.
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